Mali. La guerra invisibile dei Tuareg
Mentre l’attenzione mondiale si concentra sulla Siria e sulla crisi iraniana, in Mali è cominciata una guerra “invisibile” ai media tra Tuareg e truppe regolari. Una guerra che rischia di coinvolgere tre stati, con conseguenze imprevedibili per tutta l’area.
-Daniele Cardetta- 30 gennaio 2012- Dopo la conclusione della guerra civile in Libia in molti credevano che finalmente ci sarebbe stato un periodo di pace. Il conflitto libico in realtà sembra aver risvegliato attriti che covavano nella cenere anche nei paesi circostanti come il Mali, paese confinante con il sud della Libia, dove nelle ultime settimane il governo maliano è alle prese con la rivolta dei Tuareg.
Ovviamente nessuno nei media internazionali ha dato il ben che minimo risalto all’esplodere della rivolta, che rischia peraltro di raggiungere anche il vicino Niger, infiammando tutta la regione. Un ruolo chiave hanno svolto i combattenti Tuareg che sei mesi fa avevano varcato il confine libico per combattere a fianco delle truppe di Gheddafi. Dopo la caduta del Colonnello queste truppe sbandate sono rientrate alla spicciolata in Mali e in Niger, armate fino ai denti e pronte a dare battaglia contro i governi di Bamako e Niamey, rei a loro dire di non aver rispettato gli accordi presi in precedenza con i Tuareg.
In un’intervista concessa ad Aki-Adnkronos International, Kane Annour Ibrahim portavoce dell’associazione “Mondo Tuareg”, ha spiegato: “Di solito pochi mesi dopo l’insurrezione dei tuareg in Mali, la rivolta si estende al Niger”. Secondo il portavoce le voci che avrebbero visto un’avanzata nel nord del Mali dei ribelli del Movimento per la Liberazione dell’Azawad sarebbero confermate, al punto che quasi tutto il Nord del Paese si troverebbe saldamente nelle loro mani.
IIbrahim, citando fonti locali, ha anche affermato che nelle ultime ore anche Anderamboukane sarebbe finita sotto il controllo dei ribelli, mentre a Menaka le truppe dell’esercito regolare maliano sarebbero riusciti a respingerli grazie all’aiuto di elicotteri e mezzi pesanti. Sull’esito finale della guerra però, Ibrahim non ha dubbio alcuno: “Malgrado l’utilizzo di armi sofisticate l’esercito maliano è comunque destinato a soccombere nei confronti dei ribelli, nei quali militano tuareg, arabi e songhai e che sono più esperti di guerra nel deserto”. In caso di vittoria i ribelli Tuareg potrebbero anche puntare alla secessione e alla creazione di uno Stato indipendente a Nord del Mali, anche se un eventuale ingresso nel conflitto del Niger renderebbe la situazione del tutto imprevedibile ed esplosiva.
In molti hanno parlato di supposti collegamenti tra i ribelli e i terroristi di al-Qaeda nel Maghreb Islamico, come paventato negli ultimi tempi proprio dal governo di Bamako, che ha tutto l’interesse a ottenere l’appoggio incondizionato dell’Occidente. In realtà tra i Tuareg e i terroristi non vi sarebbe alcun collegamento in quanto i ribelli avrebbero tutto da perdere dalla presenza degli islamici radicali.
Molti dei Tuareg tralaltro vivono di turismo, e la presenza di al-Qaeda nella regione rappresenta un freno allo sviluppo offrendo la garanzia della non penetrazione nella rivolta di elementi islamici radicali.
I ribelli dell’Azawad, secondo analisti e addetti ai lavori, sarebbero in gran parte combattenti tuareg delusi dal governo di Bamako che non avrebbe rispettato gli accordi di pace secondo cui i ribelli avrebbero dovuto essere integrati nell’amministrazione e nell’esercito.
Intanto però sul campo la guerra continua. I ribelli avrebbero conquistato proprio oggi la città di Lere, vicino al confine con la Mauritania. Secondo il loro portavoce gli uomini dei tuareg avrebbero occupato la cittadina senza incontrare resistenza da parte dell’esercito maliano, questo perchè buona parte dei soldati sarebbero riusciti a fuggire in tempo. Le truppe ribelli sarebbero state accolte dalla folla festante e avrebbero poi ingaggiato pesanti combattimenti con l’esercito del Mali ad Anderaboukane.
Sarebbero circa un migliaio intanto i profughi che sarebbero fuggiti in Mauritania per trovare rifugio e sfuggire alla guerra in Mali. L’agenzia di stampa mauritana “Ani” ha sostenuto che si tratterebbe degli abitanti della città di Lere, occupata dai Tuareg. Il sindaco di Lere, Mohammed Tiunali, ha sostenuto che sarebbero più di 300 le famiglie che avrebbero lasciato Lere per cercare la salvezza in Mauritania. La situazione della popolazione locale sarebbe terribile, e a causa dell’incursione dei ribelli ci sarebbe scarsità di benzina, luce elettrica ed acqua corrente.
Alcune fonti locali sostengono anche che, dopo aver compiuto razzie in città, i ribelli Tuareg si sarebbero ritirati a circa 30 chilometri dal centro. Nel corso del loro attacco hanno distrutto i negozi di alimentari e la casa del vice sindaco, e secondo alcune voci non confermate avrebbero anche ucciso alcuni cittadini accusati di essere spie di Bamako.
Una guerra dimenticata, come tante di quelle che scoppiano nella zona subsahariana, ma una guerra che rischia di infiammare una fascia territoriale che dalla Mauritania arriva fino alla Somalia, innestando scontri e spostamenti di popoli che potrebbero rimescolare le carte in tutta la regione. Uno scenario di instabilità che si collega a quello già di per sè incerto dei paesi del Maghreb, dove ormai solo Algeria e Marocco hanno resistito all’urto della “Primavera Araba”.
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